La
quarantena per tutti noi si è prolungata, due mesi chi l’avrebbe
mai detto!
Ebbene
mentre si affaccia la speranza per la fase 2 è il momento opportuno
per fare un bilancio di questa quarantena. Com’è andata? Come
ce la siamo cavata? Come stiamo? Come cambieremo?
Sono
trascorsi giorni, settimane, mesi in cui tutti siamo rimasti a casa,
abbiamo seguito le prescrizioni, siamo stati in attesa delle
informazioni e delle novità. Abbiamo stravolto il nostro quotidiano.
Ci siamo dovuti adattare bruscamente all’isolamento e al
distanziamento sociale.
Riflettere
su come abbiamo affrontato l’emergenza Coronavirus in queste lunghe
settimane potrà darci numerose risposte su come siamo fatti,
riusciremo ad individuare di cosa abbiamo bisogno e non potremo più
fare a meno per il nostro benessere psicofisico.
Tutti
indistintamente abbiamo subito un impatto stressante con il
Coronavirus, tutti noi cittadini, certo in modo differente, a seconda
se viviamo in un paese ad altro rischio di contagio o no, se in un
appartamento di 40 mq o in una casa di 400 mq con giardino, se in
casa da soli o con altri, ma comunque ognuno di noi ha dovuto fare i
conti con se stesso, con le proprie reazioni, con le proprie
caratteristiche di personalità ed emozioni.
E
allora riflettiamo Com’è andata? Come ce la
siamo cavata? Come stiamo? Come
cambieremo?
Tutti
abbiamo l’opportunità di individuare e definire gli aspetti
positivi e negativi di questa quarantena, contattare le nostre
emozioni e farci guidare.
Come
abbiamo reagito alle prime notizie sul Coronavirus? Ci siamo
spaventati o siamo rimasti indifferenti? La paura è un’emozione
primaria per la sopravvivenza degli esseri umani, quando sopraggiunge
una minaccia, ci permette di attivarci ed adattare la nostra reazione
senza perdere la lucidità. L’intensità della paura può variare
e con essa anche il ventaglio di risposte possibili. L’amplificazione
della paura, fino a diventare panico, si traduce in comportamenti di
sopravvalutazione del rischio stesso, mentre la negazione della paura
si traduce in comportamenti di sottovalutazione del rischio che si
corre.
A
tutti noi è stato richiesto un adattamento, il quotidiano è stato
stravolto, le relazioni professionali, formative, amicali, familiari,
sentimentali...tutti a casa.
Una
serie di domande a cui dare risposta: come e dove posso lavorare?
Scuole e Università chiuse, i miei figli come faranno? Si può
uscire solo con una autocertificazione, che vuol dire? I miei
genitori? I miei amici? Le vacanze?
A
seconda dello stile di adattamento c’è chi ha reagito con
entusiasmo ed euforia per la novità da affrontare, chi con
disorientamento e tristezza.
Nei
primi giorni di quarantena sono arrivate tante informazioni da più
parti, tanti stimoli, corsi on line di vario tipo e su tutte le
discipline, app gratuite, ce ne erano per tutti i gusti, forse un
flusso di proposte tanto abbondante da rischiare di essere inondati.
Gradualmente ognuno di noi ha selezionato cosa sarebbe stato
realmente utile e cosa, invece, superfluo e insignificante.
E
così giorno dopo giorno, in due o tre settimane al massimo ci siamo
adattati e siamo riusciti a sostenere, nonostante tutto, le limitazioni della
quarantena. Il prolungarsi della quarantena, gli aggiornamenti sui
contagi e purtroppo anche dei tanti decessi, l’incertezza sul
prossimo futuro, le gravi difficoltà economiche per molti…. hanno
determinato una altalena emozionale non per tutti facilmente
sostenibile. Molti avranno provato disorientamento, sconforto, si
saranno sentiti fragili, impotenti e vulnerabili. E' del tutto comprensibile quando
siamo sotto stress, possiamo, inoltre, riscontrare alcuni dei seguenti segnali:
disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, difficoltà di
memoria, affaticamento e mancanza di energia, irritabilità e
irrequietezza, isolamento o chiusura. Sono tutti dei segnali di
naturale risposta allo stress, ma quando lo stress è prolungato
potrebbero diventare dei veri e propri sintomi a cui prestare
attenzione per limitare il rischio del conclamarsi di un disturbo
post traumatico da stress o di altri disturbi psicopatologici
(depressione, ansia, panico, ipocondria, addiction, problematiche
alimentari).
Tutti
i professionisti della salute mentale ci siamo attivati, tramite gli
albi e le associazioni di cui facciamo parte, per dare indicazioni
chiare e precise a tutta la cittadinanza su come affrontare la paura
da coronavirus. Indicazioni e spunti per facilitare l’attivazione
delle risorse personali, da adattare alle fasce d’età, così da
favorire il riconoscimento, l’accettazione, la condivisione, la
regolazione delle proprie emozioni come fattore protettivo per
sostenere lo stress da quarantena.
Ogni
cittadino sta svolgendo la propria parte nei contesti di appartenenza
per contribuire al raggiungimento di un obiettivo comune: la salute
pubblica!
Siamo
in trepida attesa del 4 maggio, tanto abbiamo fatto, tanto ancora
dovremo fare e sicuramente questa quarantena ci ha cambiati e farà
sempre parte della nostra storia.
Buona vita a tutti!